La Kabbalah a Venezia

Oggi è la giornata del ricordo, ed io , nel mio piccolo, desidero dedicare un pensiero alle vittime dell’olocausto, ma anche ai nostri concittadini che hanno subìto lutti in quell’orribile, disumano disegno di annientamento di persone forgiate da una cultura e da una fede; lo faccio a modo mio, raccontando in poche parole la storia degli ebrei a Venezia, e mi sento orgogliosa di avere amici e parenti che di questa cultura e fede fanno parte:

Isola della Giudecca.jpgFin dall’inizio del suo dominio sui mari Venezia accolse diverse comunità di stranieri: Armeni, Tedeschi, Turchi, ma tra le più numerose vi furono quelle dei Greci e degli Ebrei.

Gli ebrei, dopo un lungo periodo in cui furono accettati e poi rifiutati, trovarono prima collocazione nell’Isola di Spinalonga, rinominata in seguito Giudecca, quindi, vero la metà del 1500 presso alcuni isolotti di Cannaregio, dapprima utilizzati come fonderia, per le gettate dei cannoni che poi vennero trasferite all’Arsenale.

Già nel 1386 venne costruito un cimitero ebraico al Lido di Venezia, e allargato notevolmente nei secoli successivi:  Cimitero 1.jpgcimitero ebraico.jpgcimitero ebraico al Lido.jpgesso occupa un’area vastissima con tombe antichissime, rimaste intatte tra la folta vegetazione, per la regola ebraica della perpetuità della sepoltura. La suggestione del luogo è accresciuta dal’accostamento di forme di civiltà diverse, quale l’ebraica nelle scritte incise, l’ottomana, nelle steli isolate, la classica nelle linee architettoniche.

Ecco che la parola “getto” del linguaggio comune si trasformò in “Ghetto”. Altre fonti comunque fanno derivare tale termine dal talmudico “get” che significa separazione. Le comunità che si insediarono in questa zona furono quella originaria, quella tedesca, levantina e ponentina; a queste si aggiunsero i Marrani, quei poveri ebrei ebrei spagnoli.jpgconvinti con la forza, e gli spagnoli.

imagine ebraica.jpgLa Repubblica, nonostante non fosse mai stata tenera con loro gli permise di commerciare e di coltivare l’attività di medici, pratica e scienza nella quale essi eccellevano,; ma furono anche soggetto di restrizioni, come la chiusura dei cancelli al tramonto ed il divieto di circolare per la città in occasione delle feste cristiane.

imagesCA0L07HB.jpgComunque il ghetto prosperò, ed ebbe bisogno sempre di più di spazio, che trovò nella costruzione di case di sei, sette piani, tanto che alla fine il Governo Veneziano dette loro l’opportunità di abitare anche in altre zone della città, purchè non costruissero nuove Sinagoghe.

In Ghetto se ne contano ben cinque: la più antica è la Schola Grande Tedesca del 1528, e poi le altre quattro successive: la Schola Canton del 1532, la Schola Italiana del 1575, nel Ghetto Novo, e la Schola Levantina del 1538 e la Spagnola del 1555 nel Ghetto Vecchio. La Sinagoga Spagnola venne costruita da Baldassarre Longhena nel 1654, ed è anche la più grande.imagesCA80D6R1.jpg

Poco distante da questa Sinagoga, dopo un sottoportico ecco che appare in fondo un portone incassato in un muro, e tra le fessure si può intravedere un bellissimo giardino: le storie raccontano che qui abitasse liber mutus.jpgun ricco orafo, Melchisedech, che proprio in quel giardino, nel muro rivolto ad est, avesse ritrovato dietro ad alcune pietre messe in modo strano il  Liber Mutus: Si tratta di un libro composto da 15 tavole, senza alcun commento, che recano formule alchemiche che trattano del processo psicologico di realizzazione di sè proiettato dagli alchimisti nella trasmutazione della materia, la ricerca dell’immortalità, simbolizzata dall’oro, nel Lapis Philosophorum, e l’ elixir vitae.imagesCA541RBB.jpg

Joseph Nassi.jpgSembra che il libro fosse stato nascosto li da Josef Nassi, (1524-1579) Marrano spagnolo che era diventato il consigliere di Salim II, figlio di Solimano. Si dice che venne costretto a fuggire da Venezia dopo aver provocato un furioso incendio all’Arsenale.

Naturalmente, con tante etnie diverse, si trattava di ebrei aschenaziti, seferditi e tutti i figli della diaspora, si trovarono a confronto le antiche storie magiche e segrete, loro eredità, per cui fu un gran fermento alla ricerca delle conoscenze più segrete, come la pietra filosofale, la golem.jpgClavicola di Re Salomone.jpgClavicola di Re Salomone, ed alla parola vivificante per creare il Golem.

Sefer Jetzira.jpgimagesCAO4XTBB.jpgTra i libri su cui si formavano i Rabbini vi erano anche il Libro dello Splendore “Sepher ha zoa”che parla della sbalorditiva evoluzione della creatura verso il creatore, della Kabbalah, delle malattie e della guarigione,  ed il libro della Formazione “Sepher Jetzira”
attribuito ad Abramo, ed è il più antico testo cabalistico; è un concentrato di formule e corrispondenze il cui scopo è imagesCA32W4J0.jpgquello di svelare il parallelismo dei fenomeni spazio-temporali nella natura fisica e umana.

 Per Venezia e per tutta la cultura europea dell’epoca gli ebrei furono fonte di conoscenza e di scienza.La parola ghetto nacque quindi, purtroppo a Venezia, ma passeggiare sui questi campi soleggiati, attorniati da alte case, negozietti che espongono oggetti e libri bellissimi, trattorie che offrono cibro delizioso in una tranquillità ed una serenità che ti fa sentire fuori dal mondo, e fa percepire la specificità di un modo di pensare e di vivere affascinante e preziosa per la nostra cultura, anche se i veneziani sono appunto tutti veneziani, ebrei, armeni, greci, ecc. ed i veneziani si sentono orgogliosi di appartenere ad una comunità così composita e così viva.

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14 thoughts on “La Kabbalah a Venezia

  1. Bellissimo anche questo post. Ti segnalo, a proposito di Cabala, un articolo sull’uso che ne faceva il massone Casanova. Ovviamente per far soldi e sedurre donne. Il bello è che lui, seppur apertamente scettico sulle varie magherie che utiliozzava, alla fine un pò ci credeva. Inutile dirti Piera che io le memorie di Casanova le rileggo quasi unavolta all’anno … Oh ma della cucina ebraica a Venezia si sa niente? Qualche specialità? E poi … quelle fritole di cui hai dato la ricetta dove si possono trovare?
    Un salutone.

    Gabriele

  2. ciao piera son un po perplesso sul sottoportico vicino la scuola del longhena non riesco a trovarlo e si che passo diverse volte mi vuoi aiutare a trovarlo? o forse non esiste piu?. Sempre grande, alla prossima luciano

  3. Ciao Gabriele,
    sapevo che Casanova aveva creato il gioco del lotto in Francia, e poi il Conte di Saint Germain lo ha perfezionato (così mi sembra). Allora hai seguito anche tu, nelle memorie, il suo incontro con la marchesa d’Ufrè. Poi, più avanti, l’impossibile tentata impresa per farler avere il figlio,,,sempre esotericamente parlando!!!!!!E’ vero che sono scritte benissimo, e la sensazione che mi da Casanova che dica e non dica…sai, quando fugge e va a Mestre, alla Campana, sono posti che frequento perchè ci abita mia sorella. Sembra così strano, ma i sottoportici sono sempre gli stessi. Fantastico, vero?

  4. ciao Luciano. Deve essere il sotoportego del gheto vecio..Hai visto ho risposta alla tua email? erano due mesi che che non controllavo la posta, visto che usualmene uso altri due indirizzi. Un saluto affettuoso, Piera

  5. Luciano? non credo che sia il sotoportego che ti ho detto, non mi ricordo il nome, che rabbia. Bisogna che torni a Venezia un giorno del prossimo mese. Ora, purtroppo, sono troppo impegnata con il lavoro e gli impegni vai. Ciao, Piera

  6. ciao piera sono andato a controllare il portego (si scriveva cosi fino a 100 anni fa) propio non esiste forse la tua fonte si riferiva a duetrecento anni fa ciao luciano

  7. Qualcuno di voi è ben informato circa la provnienienza di Baldassarre Longhena? Era ebreo? Convertito? In rete si trovano poche risposte sulle sue origine. Si nomina suo padre Mechiosedech, ebreo, scultore e/o orafo, proveniente secondo alcuni dal Bresciano, secondo altri dalla Valtellina, secondo altri ancora da Maroggia sul Ceresio.

  8. Ciao Roland. Come ho scritto sul mio post del 18.10.2009: Il Segreto della Basilica della Salute e Baldassarre Longhena, si sa che egli nacque a Venezia, ma figlio di genitori ebrei provenienti da Morezza ( Valtellina). Il padre si chiamava appunto Melchisedec, Baldassarre ebbe modo di utilizzare la Kabbalah nella progettazione e costruzione di quella magnifica Basilica. Un caro saluto, Piera.

  9. Cara Piera, tante grazie!
    Questo architetto ha davvero cominciato ad intrigarmi. Continuerò ad approfondire le mie conoscenze su di lui, la sua opera e i suoi misteri. Quando scrissi il mio commento-domanda (con una ‘o’ di troppo nel nome Melchisedech o Melchisedec), ero nuovo, appena arrivato, su questo blog, e pertanto non avevo visto il tuo post del 18.10.2010. L’ho appeno recuperato.
    Un caro saluto
    Roland

  10. Cara Piera, dopa la tua risposta ho cominciato a cercare, su siti e mappe on-line, Morezza in Valtellina, luogo d’origine della famiglia di B. Longhena: nessun cenno, né sulle cartine, né nei testi. Che sia una grafia antica di un toponimo ora cambiato (p. es. Maroggia, frazione di Berbenno)?
    Saluti. Roland

  11. Caro Roland, penso proprio che tu abbia trovato il toponimo giusto, anche perchè il Morezza era un torrente famoso ( e lo è tutt’ora). L’epoca era quella che era, di certo è che la famiglia Longhena provenisse dalla Valtellina. Spero di esserti stata utile, e spero anche che tu, se ne arrivi a capo, me lo faccia sapere. E’ bellissimo andare alla ricerca del passato, magari aiutati ancora di più da altre persone come te!! un saluto affettuoso, ciao, Piera

  12. Grazie ancora. Ora attendo di ricevere in prestito, da una biblioteca, un libro il cui titolo promette informazioni interessanti al riguardo. Se ci saranno effettivamente novità, tra qualche settimana ne riferirò senz’altro.
    Ciao
    Roland

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