Un giorno da vivere con Giacomo Casanova, seduttore, studioso, uomo di vasta cultura, di tanti interessi, portato all’alchimia e poi membro della confraternita dei Rosacroce, amico di Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, e conoscente ammirato e un pò invidioso del Conte di Saint Germain.
Uomo che ha cercato dalla vita il piacere, carico di vizi ma anche di risorse per potersi barcamenare tra le varie denunce dell’Inquisizione, che ha passato il Carcere, ne è fuggito, è tornato a Venezia e poi è dovuto fuggire ancora, figlio di due attori, (ma sembra che il padre in effetti fosse un nobile e la madre una bellissima attrice, Giovanna Farussi detta la Buranella).
Chi ne ha letto l’autobiografia conosce benissimo le sue avventure e le sue esperienze di viaggi: ciò che gli piaceva come cibo, vini, donne.
Ecco che allora, in questa giornata partiamo dalle fondamente Nuove, esattamente da Palazzo Merati, , ora d’Audiffret, dove vissero i fratelli e la madre del nostro “scapestrato” seduttore, nato nel 1725.
In questo ricco appartamento, l’unico ancora rimasto nella zona dove dimorò Casanova dopo aver ricevuto la grazia dal Consiglio della Serenissima, c’è ancora la sua alcova, con il letto a baldacchino e stucchi, testimone delle sue
licenziose avventure notturne.
Al mattino probabilmente, dopo essersi alzato, lavato e profumato, (Casanova era molto attento alla propria persona ed al suo aspetto fisico) ecco che usciva ed andava verso Campo S. Maurizio, al Palazzo Bellavite, dove viveva Giorgio Baffo, amico di suo padre, e uno dei più grandi poeti erotici mai conosciuti, che lo iniziò all’idea dei piaceri della vita propabilmente già dalla prima volta che il
nostro Giacomo, mandato a studiare
a Padova, ancora ragazzino, fece con lui il viaggio nel Burchiello (è quella barca che da Venezia, attraverso la Riviera del Brenta, porta a Padova).
Dopo aver conversato, spettegolato e commentato sulle più belle dame veneziane, sui progetti, sulle possibilità di riuscire ad arrivare alla conquista di qualche altro cuore femminile, l’ora di pranzo incalzava, e il nostro Giacomo era anche una buona forchetta, amava mangiare e mangiar bene.
Dove andava? bastava arrivare a Rialto, ed ecco la zona del mercato..subito dopo il
Tribunale , vicino al Campo delle Beccarie (dei macellai)nel Sotoportego dei ” Do Mori” un bacaro, dove poteva mangiare deliziosamente, e bere malvasia, aspettando tranquillamente le amanti di turno.
Dopo aver conversato amabilmente, corteggiato e dichiarato amore profondo ed esigente alle donne ammaliate dal suo fascino, ed aver iniziato nuove relazioni, in attesa di consumarle con grande trepidazione e profonda partecipazione, arrivava il momento del gioco, il gioco d’azzardo, che in seguito lo vide come ideatore del gioco del lotto a Parigi: allora bastava raggiungere il ” Ridotto”, così erano definite le case da gioco, dopo le leggi emanate dal Consiglio della Repubblica per regolamentare quella che era un’abitudine dei veneziani, specialmente nobili: ed ecco allora Calle Vallaresso ed il suo ridotto, che poi divenne ed è rimasto Teatro.
Qui Casanova si presentava, se nel periodo Carnevalesco ( che andava dal 31 dicembre al martedi’ grasso) coperto da una
bauta, una maschera che copriva completamente il viso, molto
bella ed enigmatica, e così acconciato, nel tardo pomeriggio prendeva una gondola e si faceva accompagnare a MUrano: scendeva all’approdo che ora si chiama Fondamenta Venier, dove, proprio di fronte, dalla porticina del muro di cinta del convento usciva M.M. la sua amante suora, con una sua compagna, anch’essa amante del tenebroso Giacomo.
Il Convento era quello di Santa Maria degli Angeli, e la povera suora sicuramente era stata costretta alla vita monastica per motivi ereditari..e qui si consumava una delle storie sentimental-erotiche più importanti di Giacomo Casanova…ora purtroppo quel che resta di questi luoghi è
fatiscente , e rimane ben poco, ma l’atmosfera, il suo modo di essere, di concepire l’innamoramento e l’amore, di vivere appieno la decadenza dei costumi veneziani dell’epoca sono veramente testimonianze affascinanti di un mondo composito e misterioso.
Piera ciao penso che questa volta ai fatto un po di confusione sia per le date e anche per i luoghi non volermene con grande affetto luciano
Bell’articolo! Hai ricostruito con sapienza la giornata di Casanova ovviamente – lo dico a Luciano – mescolando eventi e tempi apposta per dare un’immagine lineare e completa di una ipotetica giornata di Casanova. Brava!
Enrico non ho detto che Piera non è brava,anzi è molto erudita e bravissima,pero’ questa volta a messo tanta fantasia.Sfido anche Sansone a vivere una giornata intensa come quella di Giacomo,e poi dico anch’io Piera sei stupenda e continua anche cosi’, pero’ ridai i 18 anni dell’anagrafe, alla prossima luciano
Ciao, Luciano!!! sai, ho scritto questo post seguendo le tracce della vita di Casanova, delle sue abitudini, delle sue avventure , tracce che lui ha lasciato nella sua autobiografia: il mio scopo era di condividere i luoghi che lui frequentava con altre persone: insomma, uno spaccato della vita di Casanova, liberamente estrapolato, ma non per questo inventato. Tanti piccoli aneddoti, raccolti insieme e raccontati, solo per il gusto di una passeggiata al dilà del tempo, in luoghi che sono ancora quelli dell’epoca! Per quanto riguarda i diciotto anni, già restituiti…una distrazione, e me ne spiace. Un saluto affettuoso, ciao, Piera. (comunque su Casanova ho scritto precedentemente altri due post almeno, se ti va, leggili: mi farebbe molto piacere).
Enrico ciao! ti ringrazio per i tuoi complimenti: come dici, il mio scopo era proprio quello di dare uno scenario dei luoghi frequentati da Casanova, che sono rimasti, nella maggior parte, come scristallizzati nel tempo: Venezia è una città che, per sua natura, è in grado di conservare la medesima magia dei secoli passati. Un caro saluto, ciao, Piera
Piera ciao scrivo un po in ritardo collegando il tuo su Casanova,e riferendomi su Giorgio Baffo ti scrivo due versetti suoi ,uno sulla moglie una Sagredo sposata di maglia voglia e uno sui preti che spillarono diversi ducati ai suoi Avi, te li scrivo in Venexian,sua lingua madre, spero Tu lo capisca Pur a mi la me tocca de sta’fatta e se la soffro,la sopporto in pase perche’digo,gramassa la xe’ matta.La Mona el ciel a ella l’ha fatta e piu’darmela adesso no ghe piase e mi vago a puttane, ed ecco fatto.E sui preti e frati che odiava a morte.De poverta’ fe voto,e castitae,e po’ ve vole’ tior tutt’i trastuli,se ziogadori,puttanieri,e buli,e questa xe la vostra santitae. Che togo chel giera,alla prossima luciano
Bellissimi questi versi. Divertenti e carichi di un’ironia tipicamente veneziana, non è mai volgare nonostante i termini usati! Le sue “poesie” le conoscevano tutti a Venezia, e poi alla fine le hanno pubblicate. Non avevo letto queste. Ti ringrazio! a presto, spero, con affetto, Piera
bene brava,ottima giornata quella di g.giacomo….forse un po’ troppo fisica.
Storia bellissima,quasi irreale,ma chi non ha sentito parlare di Giacomo Casanova? E` come se non ci avesse mai lasciato,e` rimasta la sua impronta.
Quante volte se dixe a chi che vol essere un donajolo ” Cio`, ma cossa ti credi de esser Casanova?
Si,Casanova vive ancora !