L’orribile supplizio di Marcantonio Bragadin e il crudele Lala Mustafà Pascià

Marco Antonio Bragadin spellato vivo.jpgMarcantonio Bragadin.jpgChiesa di San Giovanni ePaolo.jpgLa Basilica dei SS. Giovanni e Paolo è considerata il Pantheon dei Dogi veneziani, ma conserva anche le spoglie, anzi  la pelle del Nobil Homo Marco Antonio Bragadin, Governatore di Famagosta  e Capitano Comandante di una legione di seimila uomini destinata alla difesa di quella città.

Venezia aveva dichiarato guerra ai Turchi, ed il Comandante ed i suoi soldati seppero resistere ben dieci mesi all’assedio posto al presidio Veneziano da Lala Mustafa Pascia: egli era convinto che i rinforzi sarebbero presto arrivati, ma diversi problemi impedirono alla Serenissima di soccorrere le proprie truppe. I soldati erano ormai ,logorati dalla fame e dagli stenti, e sottoposti a 200px-Lala_Mustafa_Pa%C5%9Fa.jpgcontinui attacchi che un pò alla volta distrussero la città.

Supplizio di Marco Antonio Bragadin.jpgBattaglia di Famagosta.jpgA richiesta del valoroso Governatore i Turchi concessero la resa con onorevoli condizioni descritte e firmate dai due comandanti in una pergamena bollata d’oro il 2 Agosto 1571.

Tre giorni dopo la resa Bragadin seguito da una schiera di Ufficiali e soldati si recò all’accampamento dei Turchi per la consegna delle chiavi della città. Sembrava e doveva essere una sfilata dignitosa, in base agli accordi presi, ma all’improvviso il Pascià cominciò a deridere le truppe veneziane : gli Ufficiali vennero decapitati e le teste dei soldati ammucchiate davanti alla tenda del Capo Turco, mentre quelle degli ufficialo vennero affisse ad alte lance infisse nel terreno nell’accampamento.

Corte del Pascia.pngBanchetto di Lala Mustafà Pascia.jpgPoi i turchi si lanciarono a saccheggiare ciò che rimaneva della città, violentando donne ed uccidendole con i loro bambini.

Il Comandante Marco Antonio Bragadin venne tenuto in vita per altri undici giorni, poi il 17 Agosto 1571 fu legato e condotto per le vie di Famagosta, ricevendo beffe e botte. Infine venne legato ad un tavolo qui mozzate orecchie e naso,  oltre a subire altre mutilazioni, quindi venne scorticato vivo. Venne squartato e le sue membra vennero lanciate ai soldati turchi, mentre la sua pelle venne riempita di paglia e ricucita, a mò di manichino, e fu fatta girare per le strade sulla groppa di un bue, assieme alle teste di Alvise Martinengo, Gian Antonio Querini e Andrea Bragadin ( suo fratello), quindi issato sul pennone della galera di Lala Pascia che parì per Costantinopoli.

tomba con la pelle.jpgChiesa di San Gregorio.jpgMarco Antoniio Bragadin tortura.jpgSoltanto dopo cinquantun giorni le flotta dei veneziani e degli altri Europei riuscì a trovare un accordo per unire le forze e sconfiggere i turchi. Con la furiosa Battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 i Cristiani riportarono una grande vittoria.

La pelle del  Comandante fece ritorno a Venezia nel 1576, trafugata dell’Arsenale di Costantinopoli. In un primo tempo venne portata nella Chiesa di San Gregorio, ma il 18 maggio 1596 gli venne dedicato un monumento dentro cui fu tumulata l’urna contenente quello che restava dell’eroico Governatore.

Orrori terribili, supplizi inumani e ricordo delle persone che con il loro “martirio” hanno contribuito nei secoli a fare di Venezia la Grande Serenissima che attraverso la storia tutti conoscono!

 

 

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14 thoughts on “L’orribile supplizio di Marcantonio Bragadin e il crudele Lala Mustafà Pascià

  1. La Storia …………un immenso universo di notizie da sapere e conoscere……….graie atutti voi che ci permettete di conoscerle e ricordarle……..

  2. Va ricordato che “Orrori terribili e supplizi inumani” accadevano (e, purtroppo, accadono ancora oggi) in ogni guerra e ogni qualvolta che veniva conquistata una città. Non solo i Turchi commisero atrocità contro i loro nemici, anche la “Grande Serenissima” e l’Europa cristiana fecero delle riprovevoli cose a danno di eretici e via dicendo.
    Ho come la sensazione che questo articolo voglia, in un certo senso, raccontare una storia con dei paraocchi ideologici che servono solo ad aumentare l’ignoranza e a raccontare la storia ottomana con l’ingannevole interpretazione dello scontro di civiltà.

  3. Carissimo Filippo, innanzi tutto mi spiace che tu abbia collegato un vero avvenimento storico con qualcosa che possa avere a che fare con l’iodeologia: evidentemente è la prima volta che leggi i miei post, altrimenti avresti capito che io parlo della Serenissima, una Repubblica ed uno stato che ha commesso atrocità, non meno degli altri, questo è certo, ma che ha sempre cercato nella giustizia e nell’uguaglianza lo scopo principale: vorrei ricordarti che Venezia è stato il primo Stato che oltre che abolire la schiavitù, ha liberato qualsiasi schiavo che , imbarcato in qualsiasi nave, attraccasse a Venezia. La Storia di Venezia è srattamente legata, a doppio filo a quella ottomana, e tu saprai certamente c he almeno la moglie di Solimano il Magnfico, e madre del suo primo erede, era Veneziana, donna di cultura, amica di Caterina de Medici: spero che tutto ciò ti faccia pensare che il mio post non aveva alcun significato ideologico, assolutamente, era strettamente storico, legato ad un periodo in cui la crudeltà era terribile, ma voglio soltanto farti riflettere sul fatto che Venezia era una Repubblica legata al mercato, ed a Venezia confluivano, con uguale dignità diverse culture, religioni, popoli: credo che tu possa renderti conto di quanto quella illuminata cultura accogliesse, e se ne arricchisse dal punto di vista culturale, tante e diverse etnie. Se per te la descrizione della morte di Bragadin che io ho descritto da la sensazione di un messaggio politico ideologico mi spiace, ma quello è stato un evento incontrovertibile, in un momento particolare, e se tu, come spero, conosci la storia di Venezia, ti accorgerai, come io ho già fatto attraverso i miei post (modesti quanto vuoi, ma storicamente veri) che non sono gli episodi che fanno la storia, che Bragadin abbia il diritto di essere ricordato con onore per il suo martirio, che le atrocità siano state commesse, come, purtroppo, attualmente, ed anche nel nostro recentissimo passato sono avvenute, ma che non c’è dal mio punto di vista alcun significato ideologico, anzi…io sono con la gloriosa Serenissima, Repubblica basata sul rispetto degli altri, delle altre culture, che accoglieva tranquillamente e che si sono inserite come non mai in altri stati. Ci tenevo a risponderti, perchè il tuo rilievo mi ha ferita, in quanto da parte mia , grazie al cielo, non esiste alcun rilievo ideologico, ma soltanto l’onesta ricerca, studiata e comprovata, della Storia che ci ha preceduti. Un caro saluto, Piera

  4. Ciao, ho letto questo vs. scambio epistolare e volevo soltanto dire come vi emerga tutta l’onesta di Piera, sia prima, sia dopo l’intervento di Filippo. Aggiungo che questa storia è stata dettagliatamente e appassionatamente raccontata nel libro “Accadde a Famagosta” di Gigi Monelli, edizioni Scepsi e Mattana di Cagliari. Viva la Storia. Ciao a tutti. Giorgio.

  5. Ciao Piera, sono io che ti ringrazio per i tuoi scritti sull’argomento e per questo blog. Mi hanno sempre appassionato le guerre turco-veneziane; l’incontro-scontro di due grandissime civiltà. Cara Piera, mi sapresti dare qualche titolo in tema di fortezze e di sistemi difensivi dei Veneziani sull’isola di Cipro ? In modo particolare mi piacerebbe trovare qualche bel libro sulla fortezza di Famagosta. Chi la costruì ? E’ vero che il primissimo insediamento fu costruito dai Genovesi ? Come si spiega la resistenza di 5000-5500 uomini di fronte ad un assedio di quasi 200.000 ottomani ? Ho notizia di un vecchio libro scritto dal prof. G.P. Perbellini sull’argomento, oggi introvabile. Tu mi sai dire qualche cosa di più ? Grazie. Ciao. Giorgio p.s. é vero che dall’estate del 1974, data di invasione turca della parte nord di Cipro, Famagosta non è più visitabile e nemmeno accessibile ?

  6. una bella e romanzata descrizione dell’assedio di Famagosta si trova in “ALTAI” dei Wu Ming, che è pure un bel libro.!

  7. Mi complimento e ringrazio davvero per questo bellissimo blog, che racconta Venezia in modo meraviglioso ma reale, non favolistico.
    Vorrei segnalare a chi volesse leggere qualcosa sulle gesta e il martirio di Marcantonio Bragadin un libro dell’archeologa Maria Grazia Siliato:L’assedio.La Siliato scrive descrive in forma di romanzo a con dati e riscontri scientificamente provati, avendo lei stessa condotto studi sull’argomento.

  8. La guerra di Cipro, di cui l’assedio e la presa di Famagusta sono la conclusione, era il risultato delle contese tra gli stati europei per il predominio del continente. Contese di cui l’impero Ottomano seppe approfittare per la sua espansione nel Nordafrica e nell’Est d’Europa. Uno scontro di civiltà sostanziato da ben più consistenti ragioni economiche (oggi si direbbe per il predominio dei mercati).Tra i tanti Stati e Superstati coinvolti (come l’impero Spagnolo, il sacro romano impero Germanico, quello Ottomano, la Francia, l’Inghilterra, gli stati della Chiesa e quelli italiani) la Serenissima Repubblica di Venezia rappresentava la compaggine minore, cui era affidato il controllo del Mediterraneo Orientale, nonostante fosse già stata indebolita agli inizi del ‘500 dall’assalto di mezza Europa con la guerra degli alleati di Cambrai. Venezia intelligentemente non poteva quindi che attuare non una guerra di “muscoli”, ma la “guerra d’ingegno”: definizione declinata in maniera estensiva, significando: conoscenza, tecnologia, spionaggio, corruzione, etc. ivi compresa anche la matrice ideologica). Cipro nel quadro delle relazioni internazionali era persa sin dall’inizio della campagna Ottomana ed il sacrificio degli eroi di Famagusta sarebbe stato inutile se l’orgoglio e la consapevolezza di un gruppo di capitani coraggiosi non avessero trasformato con il martirio la sconfitta in quella vittoria morale di cui l’impero Ottomano avrebbe portato l’onta e pagato a partire da Lepanto fino a 3 secoli dopo il prezzo. Venezia infatti aveva con una ben orchestrata campagna divulgativa, ancora nel 1571 saputo far circolare in tutt’Europa le cronache dei fatti di Famagusta e del supplizio del Bragadin in ben cinque lingue, meritandosi con il rispetto il diritto di continuare ad esistere come Stato fino alla fine del ‘700. Sarebbe pertanto un errore per allora come per oggi considerare l’ideologia come la sola matrice delle tensioni e delle guerre nel Mediterraneo.

  9. Hehe, subito qualche anti-cattolico, ormai e’ la moda. I turchi, ma in particolare i musulmani in genere, come sappiamo gia dal tempo di Carlo Magno hanno deportato intere popolazioni in schiavitu’, la quale come sappiamo e’ approvata dal Corano, come anche l’idea di “fare la guerra a chi e’ contro le scritture, e stringerlo forte in catene”, che era appunto gia stato scritto da Maometto (guerra santa). I saraceni, che poco avevano a che fare con le “mille e una notte” arabe, comunque sposavano la religione musulmana che approvava la violenza e la schiavitu. Le crociate non sono altro stato che una legittima difesa, con le relative atrocita’ che conosciamo che non sono state certo minori di quelle compiute gia molto prima dai musulmani. Per non parlare delle numerose decine di migliaia di cristiani uccisi e deportati nelle guerra di Malta, Cipro, battaglia di Lepanto, famoso (tristemente) assedio e presa di Costantinopoli, guerra in Serbia, vari assedi di Vienna, etc etc. La storia e’ storia, le ideologie non centrano. Tutti sono colpevoli di atrocita’, turchi, arabi, veneti, genovesi, franchi. Nel medioevo, tuttavia, tra cristiani e musulmani, si sa, i secondi erano piu uniti e potenti, oltre che espansionisti e aggressivi, perche appunto i loro testi sacri invitano ala guerra santa, e si cercava la conquista della mela rossa (roma) e d’oro (costantinopoli). Nessuno stato europeo da solo poteva vincerli/eguagliarli. Solo grandi alleanze. Grazie a Dio, grazie a Don Giovanni, colui che fermo’ l’impero ottomano a Vienna, siamo ancora cristiani. Onore a Marcantonio Bragadin, vero eroe, e confermato come uno dei piu grandi esperti militari del suo tempo.

  10. A proposito dei turchi che vogliono entrare in Europa, non mi sembra che nei secoli abbiano cambiato usanze. Il primo genocidio del XX secolo è quello perpetrato sugli armeni dai ” giovani turchi” guidati da Kemal Ataturk, eroe nazionale. Questo crimine è ricordato da Franz Werfel ne ” I 40 giorni del Mussah Dagh” Ma i turchi tuttora non lo riconoscono e lo scrittore turco Oram Pamuk stava per essere imprigionato per averlo ricordato. Per me finchè i turchi non riconoscono questo orrore e chiedono perdono alla povera Armenia, non li voglio in Europa, a parte il fatto che non hanno nulla a che fare con la cultura e le lingue europee.

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