Quando si è bambini tutto risulta più grande, sconfinato, aperto..libertà di correre, libertà di nascondersi: nulla è più bello che gocare a nascondino a Venezia: ci sono mille angoli, mille colonne, callette, androni, scalini da salire aiutati dalla penombra e dalle ombre proiettate dai barbacani, patere…tutto meraviglioso e carico di mistero.
Per cui essere bambini a Venezia è rimasto un elemento immutabile..correre senza pericolo di automobili e traffico: Venezia è una città per bambini, per artisti e per tutte le persone che pensano in libertà e quella libertà cercano. Nascere in questa città è una fortuna fantastica, e percepire e conoscere la sua storia, vivere sulla propria pelle le sensazioni meravigliose che fanno parte del suo fascino.
I bambini veneziani possono andare a spasso tranquillamente con il proprio cane, anch’esso felice padrone delle proprie scelte di direzioni e percorsi, o accocolarsi vicino ad una vera da pozzo accarezzando un gatto morbido e fascinoso, attorniato da colombi che si contendno con i passeri le briciole di pane, mentre i gabbiani, con il loro becco forte e potente in poco tempo distruggono i sacchetti delle immondizie spargendo i resti nei campi.
Ma è tutto fantastico, meravigliosamente fantastico crescere a Venezia, ritrovarsi in qualche bàcaro, godendo insieme della cucina easy, degli spritz aromatici, o anche di un ambiente è un momento di coesione che fa di una città un agglomerato di persone che si sentono veramente abitanti e partecipi di una città e di una cultura particolarmente unica.
Crescere, studiare, godere delle ambientazioni di questa meravigliosa città è stata l’armonia che ha scandito, con le sue note di barcarola, la mia vita di adolescente: la scuola di danza, il fantastico contorno che dalle finestre ampie e luminose creano l’atmosfera giusta per chi bambina e poi acerba adolescente si sfiancava alla sbarra ogni giorno, fatica, controllo del proprio corpo, attenzione ma anche languido abbandono alla musica che per noi bambine, al confine del divenire donne era l’elemento conduttore della nostra crescita, del corpo e della mente e, sopratutto, nell’incominciare ad apprezzare gli ampi saloni cinquecenteschi in cui il movimento libero era vera libertà, motivi di ispirazione, di dolcezza , di languore vero e vibrante : dalle finestre entravano l’aria e la luce aperte alla laguna, la sensazione di falso torpore, di falsa sonnolenza di una città marina, basata e legata ai tempi ovattati e lunghi delle maree, e con le maree si espletava la dolcezza e la sensualità del tempo non definito, tempo legato fantasticamente a quello legato alle fasi lunari tipici delle donne, ed in questo senso la donna veneziana è ancor di più un tutt’uno con la natura della propria città e delle proprie origini.
Dolce Piera quanto bel sogno questo Tuo celestiale romanticismo noi ragazzini masse pindolo, libera don don, pani massi duri, voi ragazzine el campanon. Poi più grandino imparai a nuotare nel rio di cannaregio e a buttarmr in sciompa dal ponte dei 3 archi,Dopo sempre da ragazzino un po più grandicello inparai a vogare il sandolo che bei anni spensierati, poi e poi e ancora e poi la vita che cambia.Però ce qualcuno che per fortuna te lo fa ricordare e rivivere.Grazie Dolce Piera mi ai fatto piangere GRAZIE.Ti voglio tanto bene,un dolce bacio ciao. Venexia la sogno cosi ma è cosi.Fammi piangere ancora di gioia
sono felice se ti ho fatto ricordare la straordinarietà della nostra infanzia….come racconti: massa e pindolo, libera don don, le sciompe dal ponte o dalle rive…..io giocavo a campanon e vola in aria in campo dei Gesuiti. Un abbraccio affettuos, tua amica Piera