Venezia nel 700: euforia e ultimi bagliori di uno stato straordinario.

tb_venezia%20dall'alto.jpgvenezia_003.jpgLa Venezia del settecento, avviata ad un tramonto preavvertito, e vissuto , creò nei veneziani un’avidità di vita legata ad un fiorire e proliferare di espressioni artistiche: teatro lirica e prosa con il tipico stimolo all’evasione che queste arti comportano. Non bastassero il teatro e la musica, si diffusero i cantastorie, gli indovini, i giocolieri tra il popolo, i pittori i musicisti ed i poeti tra l’aristocrazia , che sembravano far svolgere lo sguardo e qualcosa Cà Rezzonico maschere.jpggiocolieri.jpgd’altro che non fosse la realtà, verso una divagazione raffinata, composta come un minuetto , regolata da un ritmo di vita sociale sospeso in un comune senso di gioco, allietato dalle musiche, dai colori e da opere artigiane di squisita fattura.

L’arte del settecento veneziano è forse la più difficile da afferrare per quel soffio di fantasia rarefatta che l’avvolgeva e la allontanava da terra, per quella grazia e per quell’equilibrio che richiamavano in ultima sintesi la bellezza perfetta, limpida ed apollinea, al dilà della violenza delle passioni.

venezia3.jpgVenezia dall'alto.jpgNumerose famiglie patrizie, quelle più dotate di mezzi costituirono una specie di corte in una struttura sociale con tendenze popolari, dato il tessuto urbano della città e la sua conformazione fisica così singolare che alterna, le une vicino alle altre, le aristocratiche, borghesi e popolari senza soluzioni di continuità ed obbliga tutti i cittadini ad una vita comunitaria in uno spazio ben delimitato e raccolto.

venezia repubblica marinara.jpg220px-Carlo_Goldoni.jpgLa fisionomia di Venezia così fitta di popolazione,  senza un intervallo divisorio , nella trama delle calli, campi e canali non permette i distacchi netti neppure tra classi sociali, così come erano intese nel settecento.

commedia di goldoni.jpg

immagini del Tiepolo.jpgVenezia si adattava più facilmente di altre capitali alle feste, al carnevale, all’eleganza del vestire ed offrire luoghi di ritrovo pubblico e di incontri, che naturalmente si trasformavano in teatri all’aperto, come appare nelle vedute di Venezia del Canaletto, di Guardi, di Marieschi, nelle commedie di Carlo Goldoni .

CANALETTO.jpgcanaletyto 1.jpgLa laguna, le gondole, i cortei di barche favorivano anche sull’acqua questa disponibilità di convegni e di approdi, il Bacino di S. Marco era luogo di incontri, di reciproca accoglienza e di ricevimenti, frequentato e luminoso , senza timori di traffico. Esso, allargandosi verso il Canal Grande, il Caqnale della Giudecca ed il Lido divenne estesissimo spazio urbano ; era il Guardi 1.pngGuardi 3.jpgcentro di una città abitata da una popolazione che usava la barca non solo carnevale 1.jpgcome mezzo per il traffico consueto ma anche come svago , raffinato diverso , piacevole accostamento alla natura, mentre la città era così avara di spazi e di verde nel suo tessuto urbanistico.

guardi_ridotto.jpgil ridotto a Venezia del Guardi.jpgGuardi 1.pngIl mescolarsi delle varie classi sociali favoriva cos’ gli incontri, specialmente durante il carnevale qando era permesso l’utilizzo delle maschere, per cui il dialogo continuo tra popolo ed aristocrazia rendeva coesa e partecipe tutta la popolazione alle sorti della Serenissima in un’unità rara tra governanti e gente comune, insomma, una sorta di democrazia vera per cui tutti si sentivano investiti delle sorti della loro meravigliosa città -Stato, tanto amata e tanto curata.

 

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