Tra “maestro” e “paròn” le espressioni più complete della sociatà veneziana, tutt’ora attuale!

maestri d'ascia 1.jpgLa Serenissima è stata costruita sulla base di forti categorie di lavoratori che, indefessamente, con passione, con arte e con competanza, legata alla ricerca continua del nuovo, ne hanno costituito l’ossatura, la base stessa della volontà di un popolo, della capacità di costituire, attraverso appunto queste categorie, rappresentate da schole, da corporazioni, il tessuto produttivo e propulsivo della Repubblica.

Di queste categorie, oltre appunto che le varie corporazioni , rimane , nel lessico veneziano , un modo di esprimere l’armonica relazione tra i vari mestieri.

Tutt’ora i veneziani, rivolgendosi ad un artigiano o ad un artista lo appellano con un “Maestro!”che è l’espressione vera di chi, discepolo ed apprendista si approccia a chi conoosce molto più di lui , ha esperienza, e sa insegnare, attraverso il suo esempio.

maestro.jpgmaestri_d_ascia_300x200.jpgNon a caso i garzoni di bottega chiamavano ” Maestro” i grandi scultori e pittori da cui imparavano guardando, o mischiando i colori, cercando di capire le armonie e le proporzioni; per cui ogni grande artista italiano, e non solo veneziano, ha avuto modo di chiamare Maestro un altro grande artista od artigiano…in una splendida catena di chi ha iniziato, chi ha imparato per poi trasmettere il suo mestiere, in una splendida catena di arte, scienza, folgorazioni, conoscenze, gelosamente riservate ai propri discepoli.

Ancor oggi ci sono , pochi, maestri d’ascia, che sono stato il vanto e la ricchezza della Serenissima, sapendo lavorare il legno per le imbarcazioni,con sapienza e precisione. Mio suocero era maestro d’ascia, e ricordo il rispetto che gli portavano gli altri lavoratori che andarono poi a prestare la propria opera presso la Fincantieri.

paron a paeona.jpgIl termine con cui si appellava il negoziante, in genere era “paròn”. Importante per definire i propri ruoli, per cui il “maestro” si poteva rivolgere al “paròn” e viceversa.

Nel galateo veneziano invece i nobili proponevano dei termini per porgersi, gli uomini verso le donne: sciavo! (cioè schiavo) che, curiosamente, in una Repubblica in cui fin dalla fine del 900 d.c. la schiavitù era non solo proibita, ma addirittura qualsiasi nave toccasse il porto veneziano con carico di schiavi, questi venivano immediatamente liberati, per poi essere assunti dalle famiglie nobili che offrivano loro l’abitazione anche per la loro famiglia, ponendo come vanto per ogni ceppo nobiliare la riuscita negli studi di uno almeno dei figli degli ex schiavi, e questo era veramente motivo di vanto, o , accompagnato da unb inchino: Servo suo o Serva Sua!

Ma il termine aveva un significato molto più romantico: schiavo della tua bellezza, schiavo della tua intelligenza, schiavo della tua personalità. Questo era un termine quindi di cortesia che veniva rivolto a persone particolarmente stimate: da sciavo quindi, come tutti sanno il ciao! che ci rivolgiamo continuamente.

C’è chi confonde il termine sciavo con la  definizione “schiavone” che determinava i nativi della Dalmazia e cittadini veneziani (famosa è la Riva degli Schiavoni): la differenza è sostanziale_ l’origine dello schiavone dal greco Slavos e dal latino Sciabo, che indicava le popolazioni della Dalmazia, ( Slavi) , che facevano appunto parte della Serenissima.

moretto.jpgInfine, e questa  definizione è spesso usata: “te ga el moreto?”, legata proprio all’immagine dei servitori mori, ex schiavi o loro figli, che sono stati raffigurati con cattivo gusto con statuette in legno ( io li paragonerei ai nanetti da giardino): con questo si voleva chiedere : c’è qualcun altro che può fare questo per te? sei proprio pigro, e se non fai questo tu non lo può fare nessun altro!

Parole tipicamente legate alla Repubblica, che sono ancora in uso, tra le calli, nei dialoghi tra giovani e più vecchi, nel rispetto totale delle competenze, delle conoscenze e delle capacità, per cui si può capire la cultura vera, profonda, carica di rispetto e , termine ormai strausato a sproposito: Meritocratica!

 

 

 

 

 

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4 thoughts on “Tra “maestro” e “paròn” le espressioni più complete della sociatà veneziana, tutt’ora attuale!

  1. In un epoca come la nostra, ci sono ancora cose che ci stupiscono e ci destano ammirazione.Non solo veline,tormentoni mediatici,volgarita’ ,e mediocrita’ ma c’ e’ anche qualcosa di prezioso,importante,amabile.
    Questo post e’ una ricchezza…….anche un po’ mia,come sempre grazie Piera

  2. Carissima Marina, mi commuove il tuo commento, perchè anche tu sei testimone di qualcosa di bellissimo:il mio casro Sergio , quando si avvicinava a qualche artigiano lo chiamava appunto: Maestro!| e lo sguardo fiero di mio suocero..così appellato dagli altri operai che lavoravano alla fincantieri. Sai, dovevo tutto questo ad una perona semplice, arguta, deliziosa che mi ha amata come una figlia, e che meritava di essere rispettato ed amato per le sue capacità e anche per la sua rettitudine…Un abbraccio forte, ciao, Piera

  3. Sempre uma informação preciosa! É de grande importância para o conhecimento da cultura italiana, em especial neste caso da Veneziana, este site.
    Parabéns e mais sucesso.
    Cordialmente,
    Edith

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